La galassia delle fondazioni legate ai partiti italiani

La galassia delle fondazioni legate ai partiti italiani

Fondazioni e associazioni politiche sono sempre più numerose nello scenario politico italiano, in cui la forza dei partiti tradizionali sembra scemare progressivamente sono 121 le strutture di questo tipo censite dal 2015 ad oggi.

Strutture che sono accomunate dalla presenza di politici negli organi apicali, dall'obiettivo di diventare dei forum in cui discutere e formare una nuova classe politica e dalla volontà di instaurare processi di policy making.

Le fondazioni e associazioni sono diventati il primo passo per fare politica, o per iniziare un percorso di affermazione politica a livello nazionale o locale.

L’ascesa di Matteo Renzi e della sua fondazione Open ne è stato un perfetto esempio. Una struttura parallela al partito di appartenenza, in questo caso il Pd, utilizzata per raccogliere fondi, organizzare eventi e aggregare la base elettorale.

Si tratta del caso più noto a vello mediatico, ma gli esempi negli ultimi anni sono stati numerosi: dalla fondazione Change di Giovanni Toti che ha accompagnato la sua elezione a governatore della regione Liguria, a Primavera Italia di Alessandro Cattaneo. Non rappresentano solo un modo per affermarsi politicamente, ma anche un modo per tessere rapporti trasversali tra partiti.

Nel 2013 l’arrivo del governo Letta, nato da un accordo post elettorale centrosinistra-centrodestra, faceva segnare la presenza di numerosi ministri appartenenti alla fondazione Vedrò: avversari nel campo della politica che avevano già stabilito rapporti personali in una fondazione.

Associazioni che possono diventare anche il terreno “neutrale” in cui instaurare relazioni con rappresentanti del mondo accademico, politico e giornalistico. L’ultimo esempio in ordine di tempo è la kermesse SUM, organizzata dall’Associazione Gianroberto Casaleggio, in cui Davide Casaleggio, figura apicale del Movimento 5 stelle, ormai da due anni mette assieme vari esponenti del dibattito politico pubblico. Il Movimento stesso, non essendo un partito nel senso ufficiale del termine, basa la stragrande maggioranza della sua organizzazione su una rete di associazioni.

Il mondo della politica è egualmente coinvolto dal fenomeno delle fondazioni e dei think tank, da destra a sinistra. Dal 2015 ad oggi, spiega il rapporto, sono state censite 121 realtà di questo tipo a partire dal 2015. In un modo o nell’altro la stragrande maggioranza delle strutture censite si occupa di politica, chi facendola attivamente, chi suggerendo soluzioni e alimentando il confronto e il dibattito politico in diverse forme.

Attraverso questo lavoro è stato quindi possibile classificare associazioni e fondazioni per area politica di appartenenza. Per quelle il cui collocamento ideologico non era ben definito, il posizionamento è stato fatto basandosi sull’appartenenza partitica dei politici nelle posizioni apicali. Il risultato di quest’aggregazione vede il centrosinistra come area politica di riferimento per il 35,64% delle strutture, e il centrodestra per il 23,76%. Molte anche le realtà bipartisan (12,87%), e di centro (9,90%).

Solo 19 fondazioni sulle 101 che hanno un sito web attivo pubblicano il proprio bilancio rendendolo accessibile a tutti.

Gli obblighi di legge per queste strutture sono molto inferiori rispetto a quelle dei partiti. Per questo motivo il lavoro di mappatura è complesso e necessita di diversi strumenti: siti internet ufficiali, account social e un questionario predisposto che è stato inviato a tutte le organizzazioni.

Il primo problema riguarda la quantità, e la qualità, delle informazioni disponibili. Lo statuto costitutivo, documento centrale per stabilire obiettivi, forma giuridica e soci fondatori, è disponibile solo per il 45% delle 101 strutture. Per la stragrande maggioranza quindi una serie di informazioni per la comprensione del fenomeno sono riservate. Man mano che ci si avvicina alle informazioni più importanti, aumenta la probabilità che le strutture decidano di non pubblicarle.

Poco meno del 10% delle strutture analizzate ha all’interno dei suoi organi un membro del governo Conte. In particolare 4 hanno legami più forti con l’esecutivo. La prima è a/simmetrie (presieduta dal senatore leghista e presidente della commissione finanze Alberto Bagnai) di cui fanno parte Paolo Savona, ministro degli Affari europei, e Luciano Barra Caracciolo, suo sottosegretario. Poi Aspen Institute Italia, di cui fanno parte Enzo Moavero Milanesi e Paolo Savona, l’Associazione Rousseau, con il ministro Bonafede e il sottosegretario Di Stefano, e la fondazione Iustus, sempre con Paolo Savona e con il ministro Giovanni Tria.