Taglio dei parlamentari, stavolta il Pd dice no
Ora ci provano i gialloverdi a tagliare i parlamentari. Da lunedì la Camera discuterà la riforma che prevede di passare da 630 a 400 i deputati e da 315 a 200 i senatori, lasciando però intatto il bicameralismo perfetto.
Una scelta, si legge su La Stampa, dettata dalla volontà di approvare la riforma entro la metà di maggio così da appuntarsi sul petto una stelletta da giocare in campagna elettorali in vista delle Europee. Iniziare la discussione a fine aprile, infatti, consente di inserire il provvedimento nel mese di maggio e, quindi, grazie anche al contingentamento dei tempi, la riforma potrebbe essere approvata in tempi molto breve. La forza politica che maggiormente si oppone, poi, è paradossalmente proprio quel Pd che nella sua riforma costituzionale prevedeva il taglio del numero dei parlamentari. I democratici, infatti, si sono visti negare qualsiasi tipo di modifica in quanto il presidente della Camera, Roberto Fico, ha reso inamissibili la maggior parte degli emendamenti che avevano proposto. "Avevamo chiesto di far votare i diciottenni, e di introdurre una composizione variabile del plenum del Senato, facendo partecipare i presidenti di regione quando si votano norme sull’autonomia differenziata. Ma niente", dicono a La Stampa. Il leghista Igor Iezzi, relatore del provvedimento, spiega: "Il problema è che ampliando il perimetro si tornerebbe a fare una mega-riforma, che abbiamo sempre detto di non voler fare. Vogliamo agire punto per punto. Perché pensiamo sia il metodo giusto". Se le tempistiche saranno rispettate, l'ok della Camera dovrebbe arrivare entro la fine della prossima settimana e, solo dopo, inizierà il secondo passaggio in entrambi i rami del Parlamento.
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