Il caffè aiuta a mantenere bassa la pressione sanguigna: la scoperta di uno studio italiano
Diffusa è la credenza in base alla quale il caffè faccia aumentare la pressione. Ciò è senz'altro vero, ma solo nel caso in cui si esageri con le quantità. A metterlo in luce, per esempio, era stato già nel 2019 l’Australian Centre for Precision Health. Ora a smontare ulteriormente l'opinione comune ci ha pensato uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università di Bologna e dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna - Policlinico di Sant'Orsola. Pubblicato l'8 gennaio sulla rivista Nutrients , ha infatti concluso che «chi beve regolarmente caffè ha una pressione sanguigna significativamente più bassa, sia a livello periferico che a livello centrale, rispetto a chi non ne beve». Come ha spiegato al magazine dell'Università di Bologna il primo autore della ricerca Arrigo Cicero, il merito è essenzialmente dei «componenti bioattivi» contenuti nella bevanda più amata dagli italiani (polifenoli su tutti, ndr), che sono risultati in grado di «controbilanciare» gli effetti della caffeina.
Attenzione alle quantità
Più nel dettaglio, la rilevazione è stata effettuata su un campione composto da 1.503 persone (720 uomini e 783 donne), per ognuna delle quali sono stati confrontati i livelli della pressione sanguigna e le abitudini di consumo del caffè, insieme a una serie di altri dati clinici. Gli esiti – ha illustrato sempre Cicero – sono stati chiari: «La pressione arteriosa periferica è risultata decisamente più bassa nei soggetti che consumano da una fino a tre tazze di caffè al giorno rispetto ai non consumatori di caffè. E per la prima volta – ha aggiunto – questo effetto è stato osservato «anche rispetto alla pressione aortica centrale, quella vicina al cuore, dove si osserva un fenomeno quasi identico, con valori del tutto simili per chi beve abitualmente caffè rispetto ai non consumatori». In altri termini – si legge ancora –, sono «tutti risultati che confermano gli effetti positivi del caffè per la mitigazione del rischio di malattie cardiovascolari». Ciò, tuttavia, a condizione che ci si attenga al massimo di tre tazze al giorno indicato dal professor Cicero, in quanto dopo tale soglia sono proprio le conseguenze dell'eccessiva assunzione di caffeina a prendere il sopravvento.
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