“I GUARITI DAL COVID NON DEVONO VACCINARSI”, L’ULTIMO STUDIO CHE INCHIODA SPERANZA

“I GUARITI DAL COVID NON DEVONO VACCINARSI”, L’ULTIMO STUDIO CHE INCHIODA SPERANZA

Esiste una categoria di persone che non sembra essere molto apprezzata dalle istituzioni sanitarie italiane: si tratta dei soggetti guariti dall’infezione dovuta al Sars Cov 2.

Il guarito: una figura scomoda

Innanzitutto una persona guarita rappresenta la prova inconfutabile che da tale malattia si può sopravvivere, come avviene nella grande maggioranza dei casi. Un’evidenza che stona con la narrazione governativa che ha da sempre descritto il Covid come una malattia pressoché incurabile, contro cui l’unico, deleterio, rimedio sarebbe la vigile attesa unita al paracetamolo.

Non solo, i guariti sono sempre stati dei soggetti scomodi perché avrebbero avuto tutte le buone ragioni per considerarsi esenti dalla campagna vaccinale.

Nuovi studi sull’immunità da guarigione

Correva il mese di giugno 2021 e su Byoblu davano conto dei risultati di uno studio pubblicato sulla rivista Nature in cui si evidenziava la sopravvivenza degli anticorpi nei soggetti guariti per un periodo prolungato di tempo, almeno oltre i 12 mesi. L’immunologo Ali Ellebedy, che aveva condotto lo studio, aveva poi dichiarato in merito che: “Non sarebbe necessario vaccinare chi ha già avuto la malattia”.

Nonostante queste evidenze in Italia il Ministero della Salute raccomandava la vaccinazione anche per i soggetti guariti 90 giorni dopo aver contratto l’infezione. Un’indicazione che si è tramutata in obbligo nel corso del tempo per medici, infermieri, insegnanti, forze dell’ordine e per gli over 60.

Ora gli ultimi studi confermano che l’inoculazione forzata nei soggetti guariti sia stata completamente inutile, se non dannosa. L’Istituto di ricerca Altamedica ha infatti annunciato di aver completato uno studio scientifico dal titolo: “Evidence of Memory B-cells response aghainst different SARS-CoV-2 variant. Lavoro che sarà presentato al prossimo congresso della Società Italiana di Genetica Umana.

I guariti non finiscono in ospedale

A differenza del precedente lavoro del 2021, questa pubblicazione può contare su un numero decisamente più alto di soggetti analizzati e ha dalla sua una variabile fondamentale: il tempo.

“Lo studio sperimentale, eseguito su un numero considerevole di soggetti che hanno contratto l’infezione, dimostra che i linfociti B sono pronti a riattivarsi immediatamente allorché vengano nuovamente a contatto con il virus, trasformandosi in plasmacellule che poi genereranno gli anticorpi specifici”, ha spiegato il professor Claudio Giorlandino, direttore sanitario di Altamedica.

E quanto dura la protezione degli anticorpi dei guariti? Secondo lo studio è indefinita nel tempo. Questo non significa che un soggetto guarito non possa reinfettarsi, ma vuol dire che è pressoché impossibile vedere una persona guarita finire in ospedale a causa del Covid.

Non c’è paragone tra la guarigione e i vaccini

Nel presentare lo studio Giorlandino si sofferma poi sulla differenza tra la protezione della guarigione e l’immunità data dai vaccini: “Ovviamente non vi è paragone sulla efficacia della immunità naturale rispetto a quella modesta e limitata post-vaccinale. Gli anticorpi naturali sono attivi contro tutto il virus e quindi non temono varianti”.

Si tratta di risultati che mettono all’angolo il Ministro della Salute uscente: perché Speranza ha voluto forzare migliaia di persone ad un rischio inutile? Un individuo con un elevato livello di anticorpi, magari da guarigione, se si sottopone all’inoculazione ha infatti un rischio maggiore di incorrere nell’effetto ADE, l’Antibody-Dependent Enhancement, favorendo così una maggiore virulenza del virus. Come probabilmente avvenuto nel caso di Stefano Paternò, militare deceduto a seguito della vaccinazione. Perché il Ministero della Salute ha invece sconsigliato i test sierologici prima di sottoporsi al siero? Una domanda che potrà essere fatta in una futura commissione di inchiesta, se mai verrà istituita.