Mes senza condizioni, il governo si spacca

Mes senza condizioni, il governo si spacca

Dire sì al Mes, dirlo come ha fatto il Pd, subito e senza alcun dubbio, avrebbe un alto costo politico. Questa è la tesi di Giuseppe Conte, sintetizzabile nell’argomentazione che opporrà ai dem: «Rischiamo di non avere i voti in aula, perché attivare il fondo salva-Stati oggi vorrebbe dire spaccare il M5S». C’è anche molta tattica, va detto, nelle riflessioni che fa il presidente del Consiglio subito dopo aver saputo dell’ok dell’Eurogruppo al Meccanismo europeo di stabilità nella sua versione ultralight, epurato cioè dalle pesanti condizionalità attive fino a prima del coronavirus. Gli vengono in aiuto i francesi, che hanno già fatto sapere di non voler ricorrervi, e gli spagnoli che sono tornati scettici. Ma Conte guarda già all’appuntamento in Parlamento dei primi di giugno. Alla vigilia del Consiglio europeo chiederà il voto su una risoluzione di maggioranza che dovrà dare il via libera dell’Italia al pacchetto di strumenti europei che accanto al Mes comprende il fondo Sure e alla Banca europea degli investimenti. È un passaggio cruciale e il premier deve arrivarci con la coalizione compatta, ricordando a tutti che in quell’occasione non si voterà l’attivazione del fondo salva-Stati, come presumibilmente ripeterà Matteo Salvini cercando di solleticare l’orgoglio della fronda sovranista M5S e l’antieuropeismo di Alessandro Di Battista. Quello potrebbe essere lo step successivo, al quale sia Conte sia i grillini sperano di non arrivare.

Ieri, al termine dell’Eurogruppo, lo stato maggiore del M5S si è ritrovato in videochat per definire la linea da tenere. C’erano il capo politico Vito Crimi, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il sottosegretario Riccardo Fraccaro, la sottosegretaria Laura Agea, presidenti di commissione e alcuni europarlamentari. La discussione è stata lunga, alla ricerca di una sintesi che andasse bene a tutte le anime perdute dei gruppi parlamentari. La nota finale galleggia su questi equilibri e definisce «inadeguato» l’accordo, pur riconoscendo che lo strumento è stato «debolmente migliorato». Serve a prendere tempo, a sganciarsi dall’esultanza del Pd. La spaccatura con gli alleati è plastica. Ma i 5 Stelle in asse con Palazzo Chigi frenano «le fughe in avanti», cercando di riportare l’attenzione sul Recovery fund che Conte vorrebbe dotato di almeno un trilione di euro, e senza il quale – sostiene – Sure, Bei e Mes sarebbero «insufficienti» per le necessità finanziarie complessive dell’Unione europea piegata dal Covid-19.

Argomenti che riecheggiano durante il summit dei grillini. Qui è Di Maio, in veste più diplomatica, a chiedere di «evitare ideologismi» e di far capire anche al gruppo che la questione va affrontata «con pragmatismo, per trovare un compromesso». Dunque, uno spazio di mediazione non è escluso. Ma come spiega una fonte presente al vertice, solo nel caso estremo di trovarsi obbligati ad accedere al Mes. Per esempio, in caso di nuovo peggioramento del contagio: un’eventualità che non può essere esclusa e che costringerebbe l’Italia a usare i 37 miliardi della linea di credito agevolata per le spese sanitarie, dirette o indirette. I 5 Stelle e Conte si trovano di fronte a un bivio. Quei soldi ci sono, sono disponibili dal 1 giugno. Mentre sul Recovery ancora si battaglia con «i frugali» Stati del Nord che vogliono impegnarsi con meno risorse. E, ragionano i big grillini, «nessuno può sostenere che quei 37 miliardi non ci servono». In effetti il governo, alle prese con uno scostamento di bilancio enorme e con 55 miliardi del prossimo decreto che servono per famiglie e imprese, potrebbe averne bisogno per ospedali, terapie intensive, infermieri, medici. Resta però la paura forte, espressa con vigore dalla sottosegretaria all’Ue Agea, che la formula trovata non annulli le condizioni, presenti nei trattati europei, di rientro a un debito sostenibile. In altri termini, i grillini continuano a considerare una probabilità il rischio di ritrovarsi la troika in casa quando l’emergenza sarà finita, l’Europa tornerà al Patto di Stabilità e l’Italia però avrà un indebitamento molto più elevato. Per questo, il M5S sta pensando di rilanciare, forse con un post, forse già oggi, la proposta di scomputare il debito contratto nella pandemia, in modo da alleggerirsi il futuro. Una proposta che però comporterebbe una radicale modifica ai trattati Ue e che dunque ha un orizzonte breve irrealizzabile.