Spondilite Anchilosante: che cos’è?

Spondilite Anchilosante: che cos’è?

Che cos’è la spondilite anchilosante?

“Mi svegliavo con un costante dolore alla schiena e una rigidità diffusa. Passavano diversi minuti prima di potermi muovere normalmente. Anche di giorno mi sentivo dolorante, soprattutto dopo essere stato fermo per un po’. Ho visto diversi medici, sono passati mesi che poi sono diventati anni senza avere una diagnosi chiara; avevo la SA”. Queste sono le parole di un giovane paziente con Spondilite Anchilosante, malattia infiammatoria cronica della spina dorsale. Una patologia con sintomi facilmente associabili ad altre più comuni.

Oggi i tempi per una corretta diagnosi sono lunghi, possono occorrere dai 7 ai 10 anni. Un lungo periodo per una malattia che può progredire fino a dare rilevanti limitazioni nei movimenti e gravi conseguenze sulla qualità della vita. Colpisce fino all’1% circa della popolazione con una frequenza due-tre volte superiore negli uomini rispetto alle donne. In Italia la spondilite anchilosante (SA) colpisce 600.000 persone.

Quali sono i sintomi?

Uno dei principali sintomi di questa malattia infiammatoria è la lombalgia. La SA fa parte di una famiglia di patologie infiammatorie croniche, dette spondiloartriti.

Le cause della SA non sono state ancora comprese chiaramente, ma si suppone che siano coinvolti alcuni fattori genetici. In genere, la SA incide sensibilmente sul movimento della colonna vertebrale, compromettendo la funzionalità fisica e la qualità di vita.  Nel 70% dei pazienti che sviluppano una grave forma di SA, nell’arco di 10-15 anni si verifica anche la fusione vertebrale che riduce la mobilità. Altre caratteristiche sono l’affaticamento cronico e l’insonnia.

Per sensibilizzare su questa malattia è stata lanciata la campagna: “SAi che?” promossa da Novartis, con il patrocinio di APMAR Onlus - Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare, che ha l’obiettivo di informare su una patologia poco conosciuta e di difficile diagnosi.

Qual è la terapia?

Il trattamento precoce è senza alcun dubbio il migliore trattamento. Una serie di studi dimostra che prima si inizia la terapia per la SA meglio è.  Gli obiettivi terapeutici puntano all’ottimizzazione della qualità di vita attraverso la riduzione del dolore e disabilità, al miglioramento della funzionalità fisica e alla prevenzione dell’ulteriore deterioramento. Diversi studi clinici hanno dimostrato che fare esercizio costante per favorire la flessibilità è molto utile sia per il dolore sia per la funzionalità fisica.

«I pazienti dovrebbero trovare sempre il tempo di fare con regolarità gli esercizi per una buona flessibilità della colonna e per il controllo della postura” spiega Lubrano “in questo modo riferiscono di avere meno dolore e di usare meno i farmaci. Gli sport come nuoto o acquagym possono essere utili ed efficaci, così come pilates, yoga o simili, che abbinano l’allungamento tendineo, esercizi di respirazione e di controllo della postura. Allo stesso modo sarebbe bene evitare sport che aumentano le sollecitazioni alla colonna vertebrale, come equitazione o il sollevamento pesi”. 

Come fare una diagnosi


Non importa quello che hai sentito o letto, la persona più informata sulle opzioni terapeutiche disponibili è il tuo medico. Potrai chiedergli quali sono i trattamenti attuali e le novità.  Incoraggia i membri della tua famiglia e chi ti sta accanto a consultare il medico se da tre mesi hanno un mal di schiena persistente. La corretta valutazione dei sintomi e il consulto dello specialista possono accorciare i tempi diagnostici. 

Per accelerare il percorso diagnostico la campagna promossa da Novartis, con il patrocinio di APMAR Onlus ha messo online un breve questionario di autovalutazione, in caso di una maggioranza di risposte positive bisogna rivolgersi al proprio medico di base.

Oggi, grazie ai progressi della ricerca scientifica i pazienti possono beneficiare di farmaci di nuova generazione che sono in grado di inibire il processo infiammatorio di questa patologia, migliorando la qualità di vita dei pazienti. Le cose cambiano rapidamente e spesso sono disponibili nuovi trattamenti. Se pensi che non stai ottenendo il massimo beneficio dal trattamento attuale, parlane con il reumatologo.