Sergio Marchionne gravissimo, condizioni irreversibili. In ospedale al suo fianco la compagna e i due figli

Sergio Marchionne gravissimo, condizioni irreversibili. In ospedale al suo fianco la compagna e i due figli

Trapelano pochissime notizie, poco incoraggianti. Le condizioni di Sergio Marchionne, ricoverato all'UniversitatsSpital, l'Ospedale Universitario di Zurigo, non lasciano spazio alle speranze. Al suo fianco ci sono la compagna Manuela e i due figli, Alessio Giacomo e Jonathan Tyler.

L'ufficio media dell'ospedale difende rigorosamente la privacy di tutti i pazienti e non conferma nemmeno il ricovero del manager.

Marchionne era entrato a fine giugno per essere operato alla spalla destra, "starò via solo pochi giorni" aveva detto ai collaboratori, "non c'è bisogno di cambiare troppo l'agenda". Nulla che lasciasse presagire un simile aggravamento delle condizioni di salute, tale da rendere indispensabile la convocazione d'urgenza dei Cda di Fca, Ferrari e Cnh e il conseguente passaggio di consegne da Sergio Marchionne ai nuovi Ceo. Scelte interne, per ridurre l'impatto di un addio traumatico. Lunedì riaprono i mercati e l'esigenza aziendale è quella di mostrarsi un'azienda solida, sicuramente ferita e triste, ma capace di reagire.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si apprende da fonti del Quirinale, ha avuto dei contatti con Fca sulla situazione scaturita a partire dalla condizioni di salute di Sergio Marchionne.

È già al lavoro Mike Manley, il nuovo amministratore delegato di Fca. Il primo appuntamento in agenda, dopo la rivoluzione al vertice, è la riunione al Lingotto, domani e martedì, del Gec (Group Executive Council), l'organismo decisionale del gruppo. In tutto una ventina di top manager che faranno riferimento a Manley. Mercoledì saranno resi noti i conti del secondo trimestre 2018 di Fca. "Sono certo che tutti voi fornirete il massimo supporto a Mike, lavorando con lui e con il team di leadership al raggiungimento degli obiettivi", scrive John Elkann ai dipendenti del gruppo in una lettera inviata dopo la nomina di Manley.