L'immunità al Covid c'è o no? Cosa dice lo studio più completo mai realizzato
I ricercatori hanno dimostrato che la maggior parte delle persone che hanno preso il Coronavirus ha ancora abbastanza cellule immunitarie per respingere il virus
Dopo gli annunci dei giorni scorsi relativi all’efficacia dei candidati vaccini anti-Covid di Moderna e Pfizer, ora un’altra ottima notizia arriva da uno studio Usa, ma che parla anche italiano, pubblicato online, anche se non ancora sottoposto a peer review né pubblicato su una rivista scientifica.
Si tratta tuttavia dello studio più completo e di lunga durata sull’immunità al Coronavirus da inizio pandemia a oggi (lo potete scaricare qui).
Quando può durare davvero l’immunità al Coronavirus
Quanto può durare l’immunità al Covid? Secondo questo nuovo studio anni, forse addirittura decenni. Otto mesi dopo l’infezione da Covid, i ricercatori hanno dimostrato che la maggior parte delle persone ha ancora abbastanza cellule immunitarie per respingere il virus.
Il dottor Alessandro Sette e i suoi colleghi hanno reclutato 185 uomini e donne, di età compresa tra 19 e 81 anni, guariti dal Covid. La maggior parte presentava sintomi lievi che non richiedevano ospedalizzazione. La maggior parte ha anche fornito un solo campione di sangue, ma 38 di loro hanno fornito più campioni per molti mesi.
Il team ha monitorato quattro componenti del sistema immunitario: anticorpi, cellule B che producono più anticorpi secondo necessità, e due tipi di cellule T che uccidono altre cellule infette. L’idea era di costruire un quadro della risposta immunitaria nel tempo osservando i suoi componenti.
I ricercatori hanno scoperto che gli anticorpi sono in grado di durare nel tempo, con un modesto calo da 6 a 8 mesi dopo l’infezione, sebbene ci sia una differenza di 200 volte nei livelli di anticorpi tra i partecipanti. Le cellule T hanno mostrato solo una leggera, e lenta diminuzione, mentre le cellule B sono cresciute: una scoperta inaspettata, in realtà, che gli scienziati possono spiegare solo in parte.
La preoccupazione di una mancata immunità
Negli ultimi mesi, le segnalazioni di un calo dei livelli di anticorpi hanno creato una crescente preoccupazione che l’immunità al Coronavirus potesse scomparire in poche settimane, o comunque pochi mesi, lasciando le persone già infettate nuovamente vulnerabili al virus. Uno studio citato frequentemente, condotto da Jeffrey Shaman della Columbia University, ha suggerito che l’immunità potrebbe svanire rapidamente e potrebbero verificarsi reinfezioni entro un anno.
I nuovi risultati invece sembrano offrire una grandissima rassicurazione rispetto al timore di avere a che fare con un’immunità solo temporanea, o di dover ricorrere a continue somministrazioni del vaccino per tenere sotto controllo il virus.
La durata esatta dell’immunità è difficile da prevedere, perché gli scienziati non sanno ancora quali livelli di varie cellule immunitarie sono necessari per proteggersi dal virus. Ma gli studi finora hanno suggerito che anche un piccolo numero di anticorpi o di cellule T e B potrebbe essere sufficiente per proteggere coloro che si sono ripresi senza necessariamente vaccinarsi.
Malattie gravi e anticorpi non rilevabili, ma potenti
Molti immunologi hanno notato che è naturale che i livelli di anticorpi diminuiscano. E sebbene gli anticorpi nel sangue siano necessari per bloccare il virus e prevenire una seconda infezione, si è osservato che le cellule immunitarie che “ricordano” il virus sono in grado anche di prevenire malattie gravi.
La ricerca, peraltro, coincide con un’altra scoperta recente: i guariti alla SARS, causata da un altro Coronavirus, hanno ancora alcune importanti cellule immunitarie 17 anni dopo.
Questi risultati sono coerenti con le prove incoraggianti che emergono da altri laboratori. I ricercatori dell’Università di Washington, guidati dall’immunologa Marion Pepper, avevano precedentemente dimostrato che alcune cellule di “memoria” prodotte a seguito dell’infezione con il Coronavirus persistono per almeno tre mesi nel corpo.
Un’altra ricerca ha anche scoperto che le persone che si sono riprese dal Covid hanno cellule immunitarie killer potenti e protettive anche quando gli anticorpi non sono rilevabili dai test.
Solo un piccolo numero di persone infette nel nuovo studio non ha sviluppato un’immunità di lunga durata dopo il recupero, forse a causa delle differenze nelle quantità di Coronavirus a cui erano state esposte. E qui entrano in gioco di nuovo i vaccini, che in questi casi potrebbero far superare questa variabilità individuale.
Non sappiamo quanto ancora dovremo avere a che fare con la pandemia – pochi mesi secondo i più ottimisti, almeno ancora un anno secondo altri, come l’inventore del vaccino Pfizer – ma questa è senz’altro una scoperta che può segnare una svolta fondamentale per il futuro della pandemia.
Riepilogando si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale in quanto l'approccio anti-lockdown di Stoccolma ha causato meno morti e casi gravi nonostante non abbiano usato la mascherina ma solo attuato delle raccomandazione sul distanziamento sociale.
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