Macchinista e capotreno al bar: il treno parte da solo. Deviato su un muro

Macchinista e capotreno al bar: il treno parte da solo. Deviato su un muro

«Due caffè». Macchinista e capotreno sono al banco del bar-vineria a pochi metri dalla stazione di Paderno D’Adda (Lecco). Sorseggiano dalle tazzine. Poi uno fa un’altra ordinazione: «Un panino alla pancetta, ma da portare via». Quindi i due ferrovieri escono a fumare sotto il pergolato. Alle 11.55 il capostazione irrompe sotto il pergolato urlando: «Il treno, ragazzi. Si muove il treno. Se ne va». Le telecamere di sicurezza del bar riprendono macchinista e capotreno che iniziano a correre verso la banchina. Il convoglio 10776 di Trenord, che sarebbe dovuto partire alle 12.22 con destinazione Milano Porta Garibaldi, sta scivolando via, mosso da una pendenza impercettibile, non visibile a occhio nudo, che lo sta riportando verso Sud. I ferrovieri arrancano, provano a salire in corsa, cadono rovinosamente sulla ghiaia, e per questo verranno soccorsi dalle ambulanze per lievi escoriazioni.

L’indagine

Alla fine della giornata gli investigatori della Polizia ferroviaria e i magistrati della Procura di Monza (che hanno aperto un fascicolo per disastro ferroviario colposo) avranno già una chiara spiegazione di quel che è accaduto: il macchinista non ha «stazionato» il treno. Di fatto non ha azionato i freni per la sosta. E il convoglio, arrivato a Paderno D’Adda alle 11.39, dopo un quarto d’ora abbondante in cui è rimasto «in bilico», s’è rimesso in moto, rotolando giù, di nuovo in direzione Milano, del tutto fuori controllo. Prima lentamente, poi a velocità sempre più alta. Un treno «fantasma», senza macchinista, senza guida, con un solo passeggero a bordo (un nordafricano di 49 anni) corre sui binari della Lombardia puntando Milano, accelera sempre più, percorre un lungo curvone verso Sud, nella campagna, tra capannoni e rare palazzine. Si materializzano scenari drammatici.

L’allarme

Nella sala di controllo però in quel momento è già scattato l’allarme. Gli uomini che gestiscono il traffico ferroviario su quella tratta attivano subito le procedure di sicurezza: per prima cosa abbassano i tre passaggi a livello sul percorso; poi iniziano ad attivare gli scambi e all’ingresso della stazione di Carnate instradano il treno fuori controllo su un binario «morto», lasciando che si schianti contro un muro. L’urto è devastante: la locomotiva in testa sfonda la costruzione, sale su una pendenza (il giardino di un condominio) e la scavalca, si gira su se stessa e rimbalza di traverso in mezzo ai binari, trascinandosi dietro almeno altri due vagoni che si sganciano e s’accartocciano.

I soccorsi

Arrivano ambulanze, elicotteri del 118, Vigili del fuoco, Volanti, carabinieri, polizia ferroviaria. Iniziano a ispezionare l’interno del treno. Si teme una strage. Il treno però era quasi del tutto vuoto: i passeggeri arrivati a Paderno alle 11.39 erano scesi, quelli che avrebbero dovuto partire alle 12.22 non erano ancora a bordo. I soccorritori trovano solo quell’uomo che era salito in anticipo e che, trovandosi in uno dei vagoni di coda, se la cava con una forte contusione al ginocchio. Nel sopralluogo successivo le «maniglie» (come vengono chiamate in gergo) vengono trovate tutte «sfrenate». Insomma, il treno non sarebbe stato bloccato. Un gesto che ogni macchinista compie migliaia di volte, e per questo il tam tam dei ferrovieri stenta a credere possibile una «dimenticanza». Saranno le scatole nere, sequestrate dalla Polfer, a dire cosa è successo.