Governo su filo della crisi.Conte,avanti se con dignità
Non sarà un commiato e neanche un vero e proprio ultimatum. Sarà, però, un richiamo netto e anche duro, un ultimo tentativo per evitare il baratro della crisi. Il premier Giuseppe Conte punta molto sul discorso agli italiani che sta limando in queste ore e che oggi pomeriggio pronuncerà dopo ore di silenzio.
Il quadro attorno a lui, tuttavia, sembra un puzzle che va decomponendosi. Con Matteo Salvini deciso a usare la forza del suo 34% e Luigi Di Maio, ancora frenato dall'elaborazione della sconfitta. Insomma, una partita tutta sul filo della crisi. Anche per questo, l'impatto che il discorso avrà sui suoi vicepremier è tutto da vedere. Conte, tuttavia, si avvia a parlare agli italiani forte di un consenso registrato anche alla fine della parata del 2 giugno, quando si è intrattenuto a lungo con decine di persone che gli chiedevano un selfie invitandolo a non mollare. E il premier, da questa sera, potrà farsi forza anche con "l'endorsement" di Papa Francesco, che di ritorno dalla Romania lo definisce uomo "intelligente, che sa di cosa parla".
Nel discorso Conte ricorderà le cose fatte in quest'anno dal governo. Responsabilità e dignità saranno due parole chiave. Dove per responsabilità si intende, soprattutto, attenzione ai dossier, alle cose da fare piuttosto che ad una campagna elettorale permanente. Nella dignità, invece, il premier potrebbe individuare la conditio sine qua non per la prosecuzione dell'era giallo-verde. Il quadro, invero, è fosco. Un vertice a tre - con conseguente Cdm - non si dovrebbe avere prima di venerdì, anche perché fino a giovedì Salvini sarà impegnato nella campagna per i ballottaggi, possibile spartiacque, nella strategia leghista, per capire anche cosa fare del governo. E conte in una missione di sistema in Vietnam. Nel frattempo il ministro dell'Interno anche in queste ore non perde occasione per porre condizioni al M5S mettendo in campo quel gioco del cerino ormai emerso da giorni. E, parallelamente, sembrano farsi più stretti i rapporti tra Salvini e i due ministri tecnici, Giovanni Tria e Enzo Moavero Milanesi, come dimostra il lungo colloquio registrato, sotto gli occhi delle telecamere, alla parata dei Fori Imperiali.
A questo "gioco del cerino" Di Maio potrebbe anche starci, deciso a fornire meno alibi possibili al suo alleato. Ma il suo Movimento freme. E, non a caso, l'affondo del presidente della Camera Roberto Fico sul 2 giugno ("lo dedico a migranti e Rom") ha irritato non poco il leader del M5S, facendo riemergere la frattura tra governisti e ortodossi. Le forze centrifughe, sui provvedimenti innanzitutto, sono dietro l'angolo. A cominciare dallo sblocca-cantieri, che mercoledì approderà in Aula in un Senato dove la maggioranza M5S-Lega langue. E dove l'emendamento leghista sulla sospensione biennale del codice degli appalti porterà nuovo subbuglio nel Movimento.
Del resto, nei gruppi M5S la sensazione che ormai Salvini abbia deciso per il voto è palpabile. "Si vota il 29 settembre? No, prima", è la battuta che circola in queste ore. Al Quirinale, però, l'ipotesi è valutata con serietà. In caso di crisi il percorso sarà lineare, con consultazioni e, in caso di mancato accordo, indizione di nuove elezioni. Quando? A settembre, ovvero con ragionevole anticipo rispetto ad una manovra che si prospetta complicatissima.
Commenti (0)