Esplode tubo del metanodotto e crollano 7 palazzine a Ravanusa: tre morti accertati, si continua a scavare tra le macerie
Il giorno dopo si scava e si prega. Vigili del fuoco e volontari della Protezione civile vanno avanti a mani nude e quando i cani molecolari annusano qualcosa invitano tutti al silenzio, nella speranza di riuscire a cogliere qualche anelito di vita sotto l’enorme cumulo di macerie. Nelle prime ore del giorno, oggi, quella speranza s’è fermata quattro volte. Altri quattro corpi. Sette morti, per ora. E si cercano ancora due dispersi.
A far da cornice la gente di Ravanusa che non ha lasciato per un solo istante l’area delle ricerche. Al calar della sera, ieri, qualcuno cominciava a pregare. «Dio abbi pietà di noi» ripeteva una donna, segnandosi il petto e la fronte.
Si spera che la tenacia dei soccorritori e una mano dall’alto possano ancora fare qualche miracolo. Come del resto sono un miracolo le due donne estratte vive: Rosa Carmina, rimasta per ore sotto le macerie, e Giuseppa Montana. Rosa, dal letto dell’ospedale di Licata, racconta di aver gridato con tutte le forze sino a quando la sua voce non è stata sentita dai Vigili del fuoco. «Ero tornata a casa da poco, erano le 20 e, all’improvviso, la luce è andata via. In un attimo il tetto e il pavimento sono venuti giù e io sono rimasta intrappolata». E poi aggiunge: «Alla mia età avrei preferito restarci io sotto le macerie invece di quei poveri ragazzi».
Per il resto il bilancio ufficiale parla ora di 7 morti accertati. Tre sono stati estratti domenica: Pietro Carmina, 68 anni, Maria Crescenza Zagarrio, 69 anni, e Calogera Gioacchina Minacori, di 59.
Gli altri quattro all’alba di lunedì: Selene Pagliariello e il marito Giuseppe Carmina, insieme ai genitori di quest’ultimo.
Quattro abitazioni, tra via Trilussa e via Galilei, sono state letteralmente rase al suolo dall’esplosione e decine di altri stabili sono stato stati danneggiati in un raggio di circa 400 metri quadrati, ma l’esplosione è stata avvertita a chilometri di distanza.
In totale un centinaio di persone sono state evacuate e trasferite in alberghi o dai parenti. «Una scena di guerra, sembra Beirut» continuano a ripetere gli abitanti della zona. Ma occorre capire il perché di una tragedia del genere.
I residenti dicono che da giorni si avvertiva in strada un forte odore di gas. È possibile che chi gestisce la rete non si sia accordo che c’era una perdita nelle condotte che ha creato quella «sacca di gas» di cui parlano i Vigili del fuoco e che poi avrebbe trovato «un inesco accidentale provocato da un frigorifero o da una sigaretta»? La circostanza è stata confermata da un consigliere comunale, Giuseppe Sortino, e dal comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Vittorio Stringo: «Nella zona da giorni ci sarebbe stato un accumulo di gas metano nel sottosuolo che si sarebbe protratto fino a sabato».
È quanto dovrà accertare anche la Procura di Agrigento che ha già aperto un’inchiesta per disastro e incendio colposo, al momento contro ignoti. Il procuratore Luigi Patronaggio ieri ha fatto un primo sopralluogo e altri ne farà nei prossimi giorni, assieme ai tecnici incaricati dalla Procura. Si dovrà capire se la rete del gas, che risale al 1984, era a norma e se nel tempo sono stati fatti tutti i dovuti controlli e gli interventi di manutenzione.
La zona della tragedia da anni è interessata anche da un evidente un movimento franoso visibile anche dalle fenditure lungo strade e abitazioni. E questo potrebbe aver provocato una rottura alla condotto dal gas. Ieri il capo dello Stato Sergio Mattarella ha telefonato al sindaco di Ravanusa, Carmelo D’Angelo: «Ha espresso il massimo sostegno e il suo cordoglio alla comunità». Il premier Mario Draghi si è tenuto costantemente in contatto con il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio che ha coordinato sul posto le ricerche e i soccorsi.
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