Renzi, affondo su Conte: «Il Recovery plan è un collage raffazzonato: senza accordo Italia viva lascerà il governo»
«Il piano predisposto dal presidente del Consiglio manca di ambizione. È senz’anima. Si vede che non c’è un’unica mano che scrive. È un collage talvolta raffazzonato di pezzi di diversi ministeri. Si vede la mano burocratica di chi mette insieme i pezzi. Se non ci sarà un accordo le due ministre e il sottosegretario di Italia viva si dimetteranno». Sono durissime le parole che Matteo Renzi, da Palazzo Madama, usa contro i cardini del Recovery plan che si trova sulla scrivania di Giuseppe Conte.
Un affondo durissimo, oltre il quale si profilano due strade:l’apertura concreta di una crisi di governo, oppure una strategia per alzare il prezzo nella trattativa per un possibile rimpasto, magari incassando anche il via libera ad alcuni punti programmatici che stanno a cuore al leader di Italia viva, forte di poter calcare la mano in quanto ago della bilancia nella maggioranza che sostiene il Conte II. Ma c’è di più: «Noi non vogliamo che si facciano scherzi sui temi sulla sicurezza e chiediamo che il premier affidi la delega ai Servizi segreti ad una persona terza».
La delegazione di Iv sarà ricevuta mercoledì mattina dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. I capigruppo del Senato Davide Faraone e quella della Camera Boschi, assieme alle ministre Elena Bonetti e Teresa Bellanova presenteranno un maxi pacchetto con 61 punti «su cui al momento non siamo d’accordo nelle 103 pagine di Next generation Eu — precisa Renzi —. Andremo combattivi come sempre».
La controproposta dei renziani è quella di partire da 4 voci che in un acronimo formano la parola «Ciao» (Cultura, infrastrutture, ambiente, opportunità). «Il filo rosso che le lega è la parola lavoro», aggiunge l’ex premier.
Il leader di Italia viva attacca poi l’opposizione di centrodestra: «La verità è che l’Europa ha vinto e che i sovranisti hanno perso. Dopo la pandemia, l’Europa è stata in grado di dare una risposta, i sovranisti no, non ditelo a Salvini e Meloni». Quella sul Recovery «non è una discussione da fare per il gusto di un chiacchiericcio politico, non stiamo scherzando. O questi soldi li spendiamo bene, o ci strangoliamo col debito pubblico. Non è una fiction, non è una telenovela, è il futuro dei nostri figli. Ci rompiamo l’osso del collo. Questo è il momento in cui ci giochiamo tutto».
Non mancano le bordate agli alleati del Movimento: «Questo piano è impregnato di cinquestellismo giustizialista nel momento in cui si parla della prescrizione — affonda Renzi —. Noi partiamo dalla cultura: no al manettarismo di seconda mano di alcuni membri di questa coalizione». Nel documento «si dice che la povertà con il reddito di cittadinanza è scesa dal 7 al 6,4%: per combattere la povertà non servono slogan, non serve il reddito di cittadinanza, servono cultura, vaccini e infrastrutture».
Sul fronte del Mes, capitolo su cui Conte è assai cauto, Renzi affonda ancora: «Nel giorno in cui è venuto fuori il dato Istat di 273 medici morti per il Covid, i 36 miliardi del Mes servono. È vergognoso che vada avanti questa discussione ideologica».
Capitolo infrastrutture: «Sull’Alta Velocità non facciamo sconti a nessuno, come sul Mes. Vi sembra possibile che nel silenzio l’unico vero attacco al governo lo ha fatto quella forza politica che non ha voluto votare il parere sulla Tav, e si chiama M5S non Iv. Poi c’è il tema del Ponte sullo Stretto che non può stare sul piano, perché ha un arco di tempo maggiore ma che ha uno spazio di azione decisamente più agevole e più facile». L’ex premier porta poi ad esempio «il Ponte di Genova: un grande successo. Nel piano ci sono 27 miliardi di infrastrutture che potrebbero essere sbloccati che sono fermi».
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