Diciotti, la truffa dei falsi minorenni: affari per Ong e Coop

Diciotti, la truffa dei falsi minorenni: affari per Ong e Coop

Quanto accaduto coi presunti minori della Diciotti sbarcati questa notte, come sempre lo spiega meglio una vignetta di tante parole.

Ma anche questa immagine:

Se questo è un bambino, Martina è il vero segretario del PD e Boldrini è amata dagli italiani.

Comunque la milfona Asia Argento ci ha personalmente confermato che non c’erano minori sulla Diciotti, la Boldrini è arrivata tardi.

Ma al di là delle battute, la situazione è seria. Terribilmente.

Alcuni mesi fa la vicenda di un richiedente asilo che in Italia, secondo le Ong, era minore, ma che poi in Francia è risultato avere 55 anni.

Il motivo è ovvio: accogliere un ‘minore’ vale il doppio quanto ad euri. A volte fino ad oltre 200 euro al giorno: Un presunto profugo ‘minore’ ci costa fino a 273 euro al giorno

Un profugo ‘minore’ ci costa fino a 273 euro al giorno

Arrivano dal Bangladesh, dall’Africa, dal Nord Africa. Non hanno con sé un documento di identità e tutto quello che dicono è di essere minorenni. Lo fanno apposta, ormai hanno imparato.

Quando sbarcano o vengono fermati per strada, in retate antiabusivismo o per normali controlli, loro alzano le braccia e dicono “minore, minore”. Una parola magica che li sottrae all’espulsione. Così vengono portati nei pronto soccorso della città, visitati, e in 6 minuti netti il medico di turno stabilisce la loro età presunta.

Questo gli spalanca le porte dei centri di prima accoglienza dove rimangono per mesi, a volte anni, a spese di un’amministrazione che ha le mani legate di fronte a certificati medici che attestano la minore età dello straniero. Inizia così il business dei finti minorenni.

Un business che costa ai contribuenti centinaia di milioni di euro.

“Un aspetto particolarmente critico – si leggeva un paio di anni fa nel dossier realizzato da Viviana Velastro – è la presenza di immigrati di dubbia minore età, in alcuni casi palesemente adulti”.

Quando il team capeggiato dalla Velastro chiedeva spiegazioni sulla promiscuità tra adulti e minori, gli operatori “affermavano che erano tutti immigrati la cui minore età era stata certificata con verbali di pronto soccorso, pur ammettendo di avere essi stessi, nella maggior parte dei casi dei dubbi, spesso confermati dagli stranieri”, che affermavano di avere altre età.

IL PROFUGO MINORE CON LA PROSTATA INGROSSATA – Ahmed, un egiziano sedicenne una notte si sentì male: dolori all’inguine, non riesce a stare sdraiato, sulla sedia non trova pace. Dal centro in cui è ospitato lo portano in ospedale. Diagnosi: problemi alla prostata. Problemi che non si presentano mai prima, minimo, dei 35/40 anni. Eppure lui per lo stato italiano era un “migrante minorenne”. Come quelli sbarcati ieri dalla Diciotti.

LA DIAGNOSI LAMPO DI MEDICI COMPLICI – Osman, bengalese, la sera del 31 ottobre del 2011 si presenta all’ambulatorio pediatrico del pronto soccorso del Policlinico Umberto I: “Viene per la determinazione dell’età presunta” c’è scritto nel verbale, stilato tra le 21.02 e le 21.08. In sei minuti il medico di guardia stabilisce che Osman ha “un’età presunta di circa 17 anni e mezzo”. Sono quasi tutti 17enni i presunti minorenni. Solo Sky osa e li definisce ‘bambini’. A guardarlo di anni, raccontano gli operatori, ne dimostra almeno 40. Ma, senza indicazioni sulla procedura disposta per determinarne l’età, il verdetto è stato emesso, senza possibilità di appello.

I FALSI MINORI – Per ogni “minorenne”, compresi quelli che non lo sono, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali consegna alle strutture, ogni giorno, minimo 70 euro. Questo significa che ogni anno si spendono centinaia di milioni di euro: solo per i finti minori. Almeno il 60 per cento di questi soldi potrebbe essere risparmiato. Invece non accade. Perché anche quando si scopre che il presunto adolescente minorenne in realtà non è, quel certificato medico, che rappresenta l’unica attestazione di identità valida, impedisce a polizia e carabinieri di fare qualsiasi cosa. Allora: chi è guadagna in questo business? Cosa c’è veramente dietro l’affare?

LA PROCURA APRI’ UN’INCHIESTA – Sul business dei finti minorenni la procura di Roma aprì un’inchiesta. Sul tavolo del pubblico ministero Barbara Zuin finì un’informativa dell’Ufficio Immigrazione della questura di Roma. Lì, solo a Roma, c’erano addirittura 400 identità sospette da analizzare. E questo solo per le pratiche per la richiesta di asilo presentata, nel giro di pochi mesi, da sedicenti diciassettenni, prossimi al compimento della maggiore età, ospitati nei centri di prima accoglienza della città.
Quando arrivavano allo sportello dell’ufficio stranieri era evidente, a occhio nudo, che da qualche tempo avevano superato l’adolescenza, un po’ come il ‘bambino’ della foto in alto. Tuttavia un certificato medico che era stato loro rilasciato al momento dell’ingresso nella capitale, garantiva per la loro minore età. Una diagnosi ospedaliera che non poteva in alcun modo essere impugnata dalle forze dell’ordine per ribaltare la verità.

DA PROFUGO ADULTO A MINORENNE – Anita Brundu ha lavorato al Cara (Centro accoglienza richiedenti asilo) di Anguillara per adulti, e poi al centro di accoglienza di via Fosso dell’Osa. Entrambi erano gestiti dalla famigerata Domus Caritatis. Fu lei a spiegare come l’affaire dei finti minori si autoalimenta: “Il giorno dopo essere stata trasferita al centro di via Fosso dell’Osa, incontrai Amir, Ahmed, Khaled e Muhammad. “Non ci chiamiamo più così”, mi dissero. Avevano fatto richiesta per essere riconosciuti come rifugiati politici: una richiesta che viene accolta soltanto nel caso di Paesi in guerra come Somalia, Sudan e Darfur; e loro non venivano da nessuno dei tre. Avrebbero dovuto essere espulsi. Di notte invece erano stati trasferiti nel centro per minorenni e tali, dopo un certificato medico, erano diventati. E il loro caso non era certo l’unico, ma la prassi”. E’ la prassi: trasformare adulti in minori: per alimentare il business.

In un giro di complicità che lega Ong, Coop e avvocati.

PROFUGHI FALSI E BUGIARDI SI SPACCIANO PER BAMBINI A POZZALLO

I RIFUGIATI E GLI AVVOCATI COMPLICI – In questa storia di mezzo non ci sono soltanto i centri che continuano a incassare sugli adulti che si spacciano per minorenni e che percepiscono rette giornaliere che valgono il doppio. Al ricco piatto da milioni di euro attingono un po’ tutti. Anche gli avvocati. Che sono poi quelli che denunciano Salvini: chissà come mai.

Ci sono studi legali ormai dediti quasi esclusivamente all’assistenza legale e anche del ricorso per il riconoscimento dello status di rifugiati nel caso in cui venga respinto. Un appello senza senso, a meno che il rifugiato in questione non provenga, appunto, da Paesi in guerra. Ma quel ricorso inutile, tanto inutile non è: costa 250 euro a persona. Naturalmente a spese dello Stato: l’immigrato, il profugo, il rifugiato, non ha i soldi neanche per vestirsi, figurarsi se li ha per pagare un avvocato. E così, si attiva il gratuito patrocinio. Se si calcola che tutti gli ospiti dei vari centri fanno domanda per ottenere lo statuto di rifugiato politico, parliamo di centinaia di migliaia di euro ogni mese. Che si aggiungono ai milioni stanziati prima dal Governo e poi dal Comune per il mantenimento degli ospiti nelle strutture.

BAMBINI CON I CAPELLI BIANCH

BAMBINI CON I CAPELLI BIANCHI – In un altro centro, il Sant’Antonio, è Silvia F., un’operatrice, a raccontare il business dei finti minorenni. “Qui ospitiamo settanta persone: di queste solo dieci sono ragazzi. Gli altri tutti adulti, visibilmente adulti: alcuni sono stempiati, altri hanno capelli bianchi. Spesso sono delinquenti. Spesso così violenti che capita di dover difendere i minori, quelli veri: una volta, addirittura, ci siamo dovuti barricare in una stanza con loro”.

Insomma, quella dei finti profughi minorenni è una grande truffa ai danni degli italiani. Una truffa che si è esaltata dopo l’approvazione della legge Zampa voluta dal governo abusivo.