Caro carburante: emergenza o speculazione?
Tra gli aumenti che più stanno incidendo sul costo della vita e sulla produzione, c’è il prezzo del carburante, con benzina e Diesel ben oltre i 2 euro al litro.
Non solo per chi è costretto a usare il proprio mezzo tutti i giorni, ma per tutta la logistica, per i furgoni, il trasporto pubblico, la pesca, con le ricadute già evidenti sul prezzo finale dei prodotti, in un sistema ancora dipendente dal trasporto su gomma. Per settimana prossima alcune associazioni hanno indetto scioperi e manifestazioni. Ma quali sono le cause di questi aumenti?
La domanda che ci si pone come consumatori è sempre la stessa: quanto c’è di emergenza e quando di speculazione per la benzina che in alcune zone tocca anche i 2,5 euro al litro. Il confine è spesso sottile: Guerra, sanzioni, e l’incertezza generale diventano pretesto per speculazioni finanziarie alla fonte, sui futures delle materie prime, innescando aumenti prima dell’emergenza stessa. Ci sono poi quelle di chi il petrolio lo produce. Il Brent, il petrolio estratto nel Mare del Nord, ha sfiorato i record storici dopo che l’Opec, l’alleanza di 23 paesi produttori guidata dall’Arabia Saudita e di cui fa parte anche la Russia, ha deciso di non incrementare la produzione. Altro effetto, l’euro debole sul dollaro, la valuta usata per gli scambi. Arrivando in Italia pesano l’Iva e l’eterno problema delle accise, dal Vajont al terremoto in Irpinia, che tutti giurano di togliere, poi non lo fa nessuno: insieme pesano per oltre metà del prezzo. “Ma per toglierle bisogna trovare risorse” gela la Viceministra dell’economia Laura Castelli.
E su quando i prezzi potranno scendere, nessuno si sbilancia, non a breve. Noi abbiamo un margine fisso, non ci guadagnamo nulla, si difendono le associazioni di gestori. Ma perché quando le emergenze poi passano, i prezzi non calano con la stessa rapidità? “Qui è materia di antitrust”, spiega Mauro Antonelli dell’associazione nazionale consumatori. Insomma i prezzi potrebbero scendere, ma se ci si accorda per tenerli alti, non succede, è il dubbio. “Ma dimostrarlo è difficile” conclude Antonelli, che lamenta come la proposta in sede di decreto concorrenza, di definire con quali parametri un prezzo è considerato anomalo, sia rimasta lettera morta.
Intanto dopo il blocco delle scorse settimane che per un paio di giorni aveva paralizzato il sud Italia, da lunedì prossimo Trasportounito, una delle associazioni dell’autotrasporto, ha annunciato una serrata nazionale: una forma di protesta, ma anche perché stare fermi è diventato più conveniente che spostarsi. Un’altra associazione, Unatras, ha indetto una manifestazione nazionale per il 19 marzo. In Sardegna sono già iniziati i blocchi dei porti. Dove comunque molte navi sono ferme, per la stessa ragione. L’accusa per tutti è la stessa: il governo non sta facendo nulla.
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