Assange, concluso il dibattimento: si attende il verdetto sull’estradizione
E' terminata all'Alta Corte di Londra la seconda e conclusiva udienza sull'appello finale della difesa di Julian Assange, giornalista australiano e cofondatore di WikiLeaks, contro la sua contestatissima procedura di estradizione dal Regno Unito negli Usa, senza la pronuncia di un verdetto da parte del tribunale, previsto in un'altra data.
Sarà questione di alcuni giorni secondo le attese, ma i giudici non hanno dato indicazioni precise in merito, riservandosi il tempo necessario per riflettere sulle argomentazioni contrapposte delle parti.
"Ci riserviamo la nostra decisione" e contatteremo le parti se avremo bisogno di ulteriori informazioni. Con queste parole la giudice Victoria Sharp ha chiuso l'udienza odierna sull'appello finale per decidere del destino di Assange. Udienza segnata da un fitto botta e risposta tra i legali dell'attivista australiano, Edward Fitzgerald e Mark Summers, e quella incaricata di rappresentare le autorità Usa, Clair Dobbin. In particolare sull'accusa rivolta agli Stati Uniti da parte della difesa di voler processare il giornalista per una questione meramente politica. Dobbin ha respinto quanto affermato dagli avvocati di Assange sostenendo che l'azione legale americana si basa "sullo stato di diritto e sulle prove", riguardanti fra l'altro l'attività del giornalista nel reclutare altri hacker e spingere gli informatori a rivelare dati riservati. In risposta, Fitzgerald e Summers, oltre ad opporsi alle argomentazioni avanzate dalla parte statunitense, hanno fatto riferimento al presunto complotto da parte Usa per uccidere o rapire il fondatore di WikiLeaks emerso sui media negli anni scorsi.
Se il ricorso non fosse accolto risulterebbero esaurite le possibilità di azione legale presso la giustizia britannica.
Anche oggi diversi manifestanti sono riuniti dinanzi alla sede del tribunale. La moglie, Stella Assange, ha detto loro che l'esito è carico d'incognite. E che occorre protestare, "dimostrando che il mondo guarda, finché Julian non sarà libero".
Nessun segno della presenza di Julian Assange in tribunale anche oggi. Lo riportano testimoni presenti in aula, dopo che ieri la moglie, Stella Assange, e gli avvocati difensori, avevano informato i due giudici d'appello che il giornalista e attivista australiano, cofondatore di WikiLeaks, "non sta bene" a causa delle conseguenze di 5 anni di detenzione dura nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh.
Il forfait è stato poi confermato da WikiLeaks sul profilo X dell'organizzazione, dove Assange viene mostrato da detenuto in foto, invecchiato ben al di là dei suoi 52 anni d'età con capelli lunghi e barba bianca, ma con lo sguardo di sfida di sempre. E viene indicato ancora una volta come "un prigioniero politico".
"Julian Assange - si legge nel post, che presenta quello di oggi come una sorta di "giorno X" - non sarà in grado di presenziare neppure alla cruciale udienza odierna, a causa del protrarsi delle sue precarie condizioni di salute". Assange - prosegue il messaggio - "rischia una condanna a 175 anni se estradato negli Usa, per aver pubblicato" documenti imbarazzanti sottratti agli archivi americani. Quindi i due hashtag: " #DayX" e "#FreeAssange".
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